Una delle maggiori soddisfazioni che può indubbiamente dare, col tempo, lo studio di una lingua è quella di poter leggere opere letterarie nella loro versione originale e, attraverso la traduzione, ampliare ancora di più la loro diffusione e conoscenza. Molti di noi, dopo essersi iniziati al russo in Italia, hanno calcato per la prima volta l’amata terra russa giungendo a San Pietroburgo. Non solo quindi, nella nostra esperienza di vita, letteraria “finestra sull’Europa”, a lungo vagheggiata prima d’intravederla e possederla, specchiantesi nelle sue acque, ma vera e propria porta, ad introdurci in un mondo senza il quale, noi insanabili russofili, non potremmo, e non sapremmo, più vivere. I primi e più antichi ricordi sono legati alla sua lenta scoperta, che trovava nelle lunghe camminate senza meta lo strumento d’elezione. Quanti e quanti chilometri a percorrere quella che del cuore pulsante di Pietroburgo è l’arteria datrice di vita, il Nevskij. Vestibolo del Nevskij e suo custode è il Palazzo dell’Ammiragliato, a cui, giusto cento anni orsono, Osip Mandel’štam volle dedicare dei versi, che qui si presentano in una nostra traduzione.
Gabriele Tecchiato
L’Ammiragliato
Nella nordica capitale, langue polveroso un pioppo,
S’è impigliato nel fogliame un diafano quadrante,
E nel cupo verde riluce di lontano
Acropoli o fregata, sorella all’acqua e al cielo.
Eterea torre e albero scontroso
Fan da regolo di Pietro ai successori,
Ei c’insegna: d’un semidio non è capriccio la bellezza,
Ma bramosa stima ad occhio d’un comune falegname.
Di quattro elementi c’è benevolo il dominio,
Ma il quinto l’ha plasmato un uomo libero.
Non rinnega forse il primato dello spazio
Quest’arca castamente edificata?
S’addensano stizzose di capriccio le meduse,
Qual aratri abbandonati, si fan ruggine le ancore
Ed ecco spezzate di tre dimensioni le catene
E dischiudersi i mari universali.
Traduzione di Gabriele Tecchiato, il testo originale in Osip Mandel’štam, Sočinenija, Ekaterininburg, U-Faktorija, 2003, p. 39
TESTO ORIGINALE
Адмиралтейство
В столице северной томится пыльный тополь,
Запутался в листве прозрачный циферблат,
И в темной зелени фрегат или акрополь
Сияет издали – воде и небу брат.
Ладья воздушная и мачта-недотрога,
Служа линейкою преемникам Петра,
Он учит: красота – не прихоть полубога,
А хищный глазомер простого столяра.
Нам четырех стихий приязненно господство;
Но создал пятую свободный человек.
Не отрицает ли пространства превосходство
Сей целомудренно построенный ковчег?
Сердито лепятся капризные медузы,
Как плуги брошены, ржавеют якоря –
И вот разорваны трех измерений узы
И открываются всемирные моря!
25 Febbraio 2013
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