Gentili amici e colleghi,
l’età avanzata e la più che cinquantennale esperienza di russista, mi spingono a tracciare, per sommi capi, un bilancio storico della conoscenza e dell’insegnamento della lingua e letteratura russa in Italia.
Nei primi decenni dell’Ottocento, nonostante l’esistenza di alcune traduzioni dirette dal russo (cfr. Realtà sovietica, gennaio/febbraio 1981: 78, nota 1), per il pubblico colto italiano, l’esistenza di una letteratura russa costituiva, più che illazione critica, articolo di fede. E’ vero che già nel 1798 Carlo Denina aveva rivolto un appello per una maggiore attenzione degli italiani allo sviluppo del pensiero russo “Noi leggerem forse ancora libri russi …”. Ma ancora nel 1847 il critico milanese Carlo Tenca deve riconoscere che, mentre tutta l’Europa colta volgeva gli occhi allo spettacolo di quel popolo (lo slavo) che “sorgeva con sì operosa insistenza a chiedere il suo posto nel banchetto della civiltà europea”, l’Italia “non si curò mai di una letteratura che poteva parere troppo boreale alle orecchie dei suoi accademici” e coglie appena l’eco di queste voci “frammezzo all’elegante sussurrio del giornalismo francese”.
Per noi oggi potrebbe essere indicativo il confronto di due testi, profondamente eterogenei, è vero, ma entrambi dal valore di vivo documento. Il primo è la famosa strofa puškiniana dell’Evgenij Onegin che riassume la “toskà po Italii”, o mal d’Italia fatto di desiderio e nostalgia, dei russi degli anni Venti-Trenta dell’Ottocento (di cui simbolo vivente diventerà la principessa Zinaida Volkonskaja, brillante centro d’attrazione della vita russo-romana, da Gogol ‘ ai pittori russi Briullov, Kiprenskij, Ivanov). Il secondo è il sonetto in dialetto romanesco di G.G. Belli, da lui recitato la sera del 12 gennaio 1835 per festeggiare l’anno nuovo russo e il nuovo ospite della Volkonskaja, il principe P.A. Vjazemskij.
Adriatici flutti, o Brenta. Tarda
al poeta d’udir l’incantatrice
vostra voce, al cui suono ancor riarda
l’ispirazione nel suo cuor felice.
Magici accenti, sacri pei nipoti
d’Apollo, e adesso a me graditi e noti
per la lira superba d’Albione.
Un dì s’avvererà la mia visione:
nella gondola nera e misteriosa
la malìa d’una notte italiana
godrò con la fanciulla veneziana
ora loquace ed ora silenziosa,
che alle mie labbra insegnerà e al cuore
la lingua del Petrarca e dell’amore. (trad. Ettore Lo Gatto)
Sor Altezza Zenavide Vorcoschi,
perché llei me vo’ espone a sti du’ rischi,
o cche ggnisun cristiano me capischi
o mme capischi troppo e mme conoschi?
La mi’ Musa è de casa Miseroschi,
dunque come volete che finischi?
Io già lo vedo che ffinisce a ffischi
se la scampo dar zugo de li boschi.
Artezza mia, nojartri romaneschi
nun zapemo addoprà termini truschi,
com’e llei per esempio e’r Zor Viaseschi.
Bbasta, coraggio! E nnaschi quer che nnaschi,
sia che sse sia, s’abbuschi o nnun s’abbuschi,
finarmente poi semo ommini maschi.
Nella seconda metà dell’Ottocento si assiste a una relativa incipiente familiarità con il russo.
Il fiorentino G. Rubini, insegnante di letteratura italiana a Mosca, è coautore, con l’italianista P. Shevyrev, della prima storia della letteratura russa (Firenze, 1862); di letteratura russa tratta l’orientalista A. De Gubernatis (1840-1913); i fecondi traduttori D. Ciampoli e E.W.Foulques traspongono Puškin e Lermontov in italiano.
Gli anni del primo Novecento (in particolare 1907-1913) costituiscono il periodo d’oro dei rapporti italorussi. Nel 1907 viene fondata a Mosca la sezione della “Dante Alighieri”. Nel 1913 ebbe luogo il viaggio di una delegazione torinese a Pietroburgo, seguito nel 1916 dall’apertura di una filiale della FIAT con un proprio deposito e una propria officina, preludio alla progettata produzione di automobili in Russia. Nel 1915 si istituisce a Torino una “Scuola pratica di lingua russa”. Seguono poi l’istituzione di una “Camera di Commercio italo-russa”, di una “Società per l’avvicinamento intellettuale ed economico tra la Russia e l’Italia”.
Nella prefazione alla prima valida grammatica del russo, la Grammatica russa teorico-pratica , di R. Gutman e A. Polledro, Torino, 1917 (settima edizione 1957), nata dalla necessità dell’insegnamento del russo nel
Regio Istituto Commerciale “Quintino Sella” di Torino, si afferma che “lo studio del russo è destinato a diventare strumento prezioso della futura espansione economica italiana”. E’ interessante osservare che la prima grammatica italiana apparve a Mosca nel 1759, ad opera di E. Bulatnickij, come ha ben dimostrato Simonetta Signorini.
I primi anni Venti del Novecento segnano la nascita della slavistica italiana. Nell’ottobre del 1929 Ettore Lo Gatto pubblica il fascicolo di “Russia” (Rivista di letteratura, storia e filosofia); qualche mese dopo Giovanni Maver tiene a Padova la prolusione del suo corso di filologia slava; nel giugno 1921 esce il primo numero della rivista “L’Europa Orientale”, organo del neofondato istituto omonimo (I.P.E.O.). Della fervida attività di questi anni ha trattato con viva partecipazione e competenza Gabriele Mazzitelli.
La radicale opera di informazione compiuta da “Russia” (1920-1926) è accompagnata dall’istituzione degli insegnamenti di lingua e letteratura russa a Padova, Roma (Lo Gatto 1922), Napoli, e seguita dall’istituzione di corsi di russo presso le Università di Bologna, Firenze, Venezia. Corsi regolari di lingua russa si tengono inoltre a Torino e Trieste, mentre, come importanti centri di studio in Italia delle culture slave, si affermano l’Istituto Superiore Orientale di Napoli e l’Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia.
Sul fronte delle traduzioni, alla fervida attività di F. Verdinois (1844-1927), “il più benemerito traduttore della vecchia generazione” (E. Damiani), e a quella di studiosi di origine russa, come R.Kufferle, e italiani come E. Damiani, segue l’instancabile opera “pionieristica” del traduttore e divulgatore Ettore Lo Gatto. Questi nel 1950 pubblicò una nuova Grammatica della lingua russa (sorta di enciclopedia della lingua e letteratura russa): in essa intendeva fornire agli studiosi italiani un’esposizione teorico-scientifica nell’ordine consueto delle grammatiche teoriche, anziché nel modo empirico preferito dalle grammatiche pratiche. Riveduta da Anna Maver Lo Gatto (1963), essa costituisce ancora oggi un utile strumento di consultazione per gli studenti delle facoltà filologiche. E’ opportuno rilevare l’auspicio espresso più di sessanta anni fa da Lo Gatto nella prefazione: l’istituzione di cattedre di russo almeno in un certo numero di scuole medie ”per preparare gli studenti per le cattedre universitarie stesse e per completare quell’opera di insegnamento privato che, sebbene meritorio, è tuttavia ancora insufficiente e irregolare”.
Un forte impulso all’insegnamento universitario del russo si osserva negli anni Sessanta. Esso è dovuto a molteplici fattori: il lancio del primo sputnik, l’intensificarsi delle relazioni culturali, la formazione di giovani insegnanti italiani che per lo più hanno effettuato uno o ripetuti stages in URSS, l’istituzione a Parigi nel 1967 del MAPRYAL (Associazione Internazionale degli Insegnanti di Lingua e Letteratura Russa), decisa a sfatare il “mito” dell’eccezionale difficoltà del russo, cui seguì nel 1974, su sollecitazione del MAPRYAL, l’istituzione dell’Associazione Italiana Russisti (AIR), di cui si fecero promotori Nina Kauchtschischwilie Eridano Bazzarelli, il potenziamento didattico dei corsi gestiti dall’Associazione Italia-URSS (con i relativi seminari estivi di aggiornamento per insegnanti).
Vorrei a questo punto illustrare brevemente la mia straordinaria esperienza, dal 2003 al 2011, come membro del Presidium del MAPRYAL in qualità di rappresentante dell’Italia. In tutte le decisioni prese in questa sede ho potuto osservare da vicino la strategia geo-politica della Federazione Russa, in particolare il cambio di rotta dovuto allo strapotere della NATO sul fronte europeo, che li ha indotti a volgere lo sguardo più all’Asia, e in specie alla Cina, che all’Europa.
Dalla fine degli anni Sessanta si osserva una crescente attenzione ai problemi di glottodidattica del russo (E. Saronne, F. Giusti Fici, S. Pescatori, C. Lasorsa, L.Gebert e altri). In questo contesto mi piace ricordare il prezioso contributo storico-linguistico di Simonetta Signorini prematuramente scomparsa. Negli anni Settanta e Ottanta i russisti-italiani hanno prodotto contributi originali impegnati a migliorare l’insegnamento-apprendimento del russo, con l’ indispensabile rilievo comparativo e contrastivo. Il riconoscimento dell’impellente necessità di acquisire piena consapevolezza del fatto linguistico, nonché una competenza comunicativa, ha determinato l’affermarsi di due indirizzi, uno più strettamente filologico-letterario a livello sia sincronico che diacronico, l’altro relativo ai linguaggi speciali (tecnicoscientifico, socio-economico-giuridico, commerciale).
Ricorderemo in questa sede i risultati di due Simposi internazionali organizzati congiuntamente dall’AIR e dal MAPRYAL: L’insegnamento del russo nei Paesi di lingua romanza (Gargnano 21-23 settembre 1974) e La traduzione letteraria dal russo nelle lingue romanze e dalle lingue romanze in russo (Milano 1978). Sforzi notevoli sono stati compiuti dal gruppo dei “linguisti slavisti”, che ai loro incontri hanno fatto seguire la pubblicazioni dei relativi Atti, Problemi di morfosintassi delle lingue slave, Bologna 1988,1990, 1991, e successivi.
L’AIR ha svolto un ruolo propulsivo nell’organizzazione dei corsi abilitanti all’insegnamento della lingua e letteratura russa (1975) e dei concorsi a cattedra per le scuole medie e superiori (1985), dei concorsi riservati (1990) e dei nuovi concorsi a cattedra per le scuole medie, inferiori e superiori (1991), con oltre cinquanta abilitati.
In conclusione, prima di cedere la parola alla collega Monica Perotto, che illustrerà le attività e i notevoli progressi dell’AIR fino ad oggi, l’AIR costituisce il punto di riferimento culturale dell’insegnamento della lingua e letteratura russa nelle scuole secondarie. L’Europa è impensabile senza la Russia. E la Russia offre oggi alla Comunità Europea i suoi spazi formativi e i suoi servizi, entrando nel mercato dell’istruzione.
Claudia Lasorsa Siedina (ex presidente e socio emerito AIR, Università Roma Tre).
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