Nel mese di febbraio si sono svolte in moltissime città della Russia una serie di iniziative e manifestazioni commemorative dei 400 anni della dinastia dei Romànov. Infatti, come la storia ci tramanda, nel 1594 muore Ivan il Terribile e negli anni successivi, né il suo erede Fiodor, né il figlio minore Dmitrij, appena un bambino, riescono a tenere le redini del Principato di Mosca. Peraltro quattro anni dopo muore l’erede al trono e si estingue la dinastia dei ryurikidi, che risaliva fino a Ryurik, il mitico vichingo (in russo varjag ) considerato il fondatore della Rus’ in quanto dalla Scandinavia era stato chiamato per proteggere l’antica città di Novgorod, di cui si fregiava del titolo di Principe ( knyaz’).
Cominciano a questo punto le lotte tra i vari boiardi ( bojarin ) per la successione al trono fino a che in quello stesso anno sale al trono Boris Godunòv. Negli anni successivi, in particolare dalla sua salita al trono fino al 1613 la Russia conosce un periodo di turbolenze e di pericolosa instabilità del potere che prende il nome di “tempo dei Torbidi “ ( smutnoe vremya ). Con l’intronizzazione di Boris Godunòv inizia un periodo di eccezionale carestia a causa del freddo e del gelo che impedisce il raccolto non solo del grano ma di ogni altro frutto della terra. Le masse contadine affamate invadono Mosca, ma né lo zar né i boiardi, che erano perlopiù grandi proprietari di terre, riescono a sfamarle. Ciò crea il terreno favorevole per il brigantaggio, i saccheggi e la formazione di vere e proprie bande che imperversano nelle province.
E’ in questo clima che si alimentano le voci, secondo cui sarebbe ancora vivo lo zarevich Dmitrj e quindi chi siede sul trono sarebbe uno zar illegittimo. In effetti nel 1604 alla corte del re polacco si presente un tale che dice di essere Dmitrij, il figlio di Ivan il Terribile, passato alla storia come il “falso Dmitrij”. Per accattivarsi l’appoggio di re Zygmunt (Sigismondo) il falso Dmitrij si fa cattolico, chiede un aiuto militare per riprendersi il trono russo e in caso di riuscita, promette ai polacchi le terre di Smolensk e del nord della Russia. Non solo. L’impostore riesce a sposare la figlia del voivoda Mniszek , potente boiardo del Regno di Polonia e Lituania, promettendole come dote le terre di Novgorod e Pskov. A quel punto il “suocero” del falso Dmitrij raccoglie un esercito di cosacchi del Don e mercenari polacchi e invade la Russia, le cui città cadono una dopo l’altra, spesso arrendendosi senza combattere, per cui la strada verso Mosca è spianata. Peraltro nell’aprile del 1605 muore Boris Godunòv e il suo esercito tradisce il suo giovanissimo erede Fiodor, che viene spodestato e ucciso insieme alla madre. Il 20 giugno 1605 il falso Dmitrij entra trionfalmente a Mosca accolto da una enorme folla festante.
Nonostante il sostegno polacco il nuovo “zar” incontra ben presto l’ostilità soprattutto dei boiardi che cominciano a far girare la voce che Dmitrij non è legittimato a governare, in quanto impostore. Ciò determina un crescente malcontento generale che a metà maggio dell’anno successivo – siamo nel 1606 – porta ad una sollevazione popolare guidata dal principe Shuyskij che si conclude con il barbaro assassinio del falso Dmitrij e la presa di Mosca. Ma il paese continua a non avere pace tanto che spunta un altro Dmitrij, passato alla storia come “falso Dimitrij II”, ennesima creatura del regno lituano-polacco. Nel frattempo il governo del principe Shuyskij si allea con Carlo IX di Svezia per cercare di sconfiggere Sigismondo III, ma nel luglio del 1610 le truppe russo-svedesi guidate da Shuyskij vengono sconfitte e i polacchi sono nuovamente alle porte di Mosca. Il principe, detto anche “lo zar boiardo”, viene spodestato da una ennesima congiura e Mosca giura fedeltà a Wladyslaw, erede al trono del regno di Polonia e Lituania, che poco dopo entra in città alla testa delle sue truppe.
Tuttavia le rivolte in terra di Russia non accennano a cessare rinfocolate anche dallo scontro religioso tra cattolicesimo, di cui è portatrice la Polonia, e la Chiesa ortodossa, che raccoglie la gran parte del popolo russo. Famosa è la sollevazione popolare di Nizhnij Novgorod del 1612 guidata dal capo della comunità locale Kuzmà Minin che chiede al principe Pozharskij di creare un esercito popolare di volontari per marciare su Mosca, che viene conquistata il 6 novembre di quello stesso anno. Per inciso, dopo la fine dell’Unione Sovietica, i nuovi dirigenti russi sostituiranno la festa del 7 novembre che ricordava la vittoria dei bolscevichi nella Rivoluzione del 1917, con la festività del 6 novembre 1612. In tal modo Minin e Pozharskij, che avevano cacciato i polacchi da Mosca, prendono il posto di Lenin, Stalin e Trotskij. Chi è stato o si appresta a visitare Mosca, vedrà sulla Piazza Rossa davanti alla Cattedrale di S. Basilio il monumento ai due eroi nazionali Minin e Pozharskij, eretto nel 1818 e custodito gelosamente anche ai tempi dell’Urss.
All’inizio del 1613 cominciarono a giungere a Mosca i “grandi elettori” per la scelta del nuovo zar. Non si trattò solo dei boiardi, dei capi delle comunità e di coloro che si erano distinti nella cacciata dello straniero, compreso Dmitrij Shuyskij, ma al cosiddetto “Sobor” parteciparono anche molti contadini. “Sobor” nel russo moderno significa “cattedrale”, in realtà allora significava “adunata, riunione”, e quella dell’inizio del 1613 fu considerata la “più massiccia adunata” di popolo per eleggere uno zar, una sorta di gigantesco Conclave.
Oltre a Shuyskij c’erano altri candidati e tra questi Mikhail Fiodorovich Romànov. Era figlio di un boiardo, ma soprattutto suo padre a quel tempo era diventato anche capo della chiesa ortodossa, ossia Patriarca di Mosca e di tutte le Russie con il nome di Filaret. Tra l’altro vantava una parentela con l’ultimo zar della dinastia dei Ryurikidi.
L’elezione conobbe giornate tumultuose con il Patriarca che cercava di mettere una serie di paletti per limitare il potere del nuovo zar affermando che a decidere sulle questioni più importanti non sarebbe stato l’imperatore ma il “Sobor”. La leggenda vuole che fissati i paletti, giurò che suo figlio, Mikhail Fiodorovich Romànov, fosse il migliore candidato per questa carica. Leggenda o non leggenda, alla fine di febbraio del 1613 fu proprio Mikhail Fiodorovich a spuntarla e a inaugurare la dinastia dei Romànov che regnò sul più vasto impero del mondo per 304 anni. Quello che poi accadde dal 7 novembre 1917, fine della dinastia, ad oggi fa ormai parte della storia contemporanea di questo paese così immenso da essere giustamente definito per tutta una serie di ragioni, non solo geografiche, “il Pianeta Russia”.
28 Febbraio 2013
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