In termini sommari nel “Maestro e Margherita” possiamo individuare tre romanzi, o meglio tre linee narrative.
C’è il romanzo del Maestro, la “Moskovskaja djavolada” e il romanzo sul Maestro e Margherita.
Nel secondo capitolo, per bocca di Voland, il lettore viene portato dentro il romanzo del Maestro. Bulgakov costruisce una sorta di Vangelo apocrifo e narra la storia con uno stile da cronista.
Il Maestro quindi ha scritto la sua opera per affermare che Gesù è storicamente esistito. Nella società sovietica questa affermazione è semplicemente inaccettabile.
Il romanzo del Maestro occupa quattro capitoli (II, XVI, XXV e XXVI) ed è interessante notare come il lettore venga a contatto con questo romanzo attraverso personaggi diversi: per bocca del potente Voland, nel sogno del poeta Bezdomnyj, con gli occhi di Margherita che legge il manoscritto del suo amato Maestro.
Parallellamente si aprono le danze della “Moskovskaja djavolada”. Voland ed il suo amabile seguito diffondono il panico nell’ambiente culturale di Mosca, caratterizzato da monolitiche convinzioni, piccoli e grandi privilegi ed intellettuali-funzionari a capo di diverse istituzioni. Ma,come diceva Amleto, “c’è del metodo in questa follia”.
Quel che sente Bulgakov e che fa dire a Voland davanti al pubblico (alla società sovietica) del Varieté è esemplare:
“A me interessa una questione ben più importante. Questi cittadini (di Mosca) sono cambiati interiormente?”
Voland ed il suo seguito stravolgono l’ordine sociale e difendono l’opera del Maestro che è stato colpito da una damnatio memoriae. Il Maestro, mentre si compie questa vendetta dai toni surreali e satirici, ha perduto il senno.
In questa girotondo di diavolerie Bulgakov cambia lo stile, il ritmo. Non è più un cronista imparziale: è invece un parzialissimo e brillantissimo commediografo, in grado di attingere alla tradizione teatrale europea fondendola con i motivi del folklore russo (tra cui gli indimenticabili voli nei cieli di Mosca).
Il romanzo sul Maestro e Margherita rappresenta lo scioglimento dei conflitti messi in scena tra il Maestro, la sua opera, la società sovietica. Il Maestro è la sua opera, non esiste vita al di fuori della scrittura. Bulgakov ci sta dicendo questo.
La condanna al silenzio, il rifiuto del romanzo storico del Maestro da parte di una società che davanti all’arte si pone una semplice domanda (A che serve?) conducono il Maestro alla morte intellettuale e quindi alla follia. Solo l’ostinato amore di Margherita può tirarlo fuori da questo stato di disperazione.
Il romanzo sul Maestro e Margherita è una storia in cui Bulgakov diventa lirico, poetico. Il Maestro si salverà alla fine dalla damnatio memoriae e dalla follia. La sua vita e la sua opera non verranno consumati dalle fiamme, non finiranno nell’oblio.
Il Maestro non è un martire, non aspira a varcare le porte del paradiso. Davanti al Maestro e Margherita, una volta che Ponzio Pilato e Voland escono di scena, si apre un sentiero che porta ad una vecchia casa. I due s’incamminano.
“La memoria del Maestro irrequieta, trafitta di aghi, cominciò ad acquietarsi”.
Testo: Leonardo Fredduzzi
Scrivici per ricevere più informazioni sulle nostre attività
iscriviti alla newsletter
Ricevi sulla tua email il calendario delle nostre attività culturali, l’anteprima delle news sulla lingua e la cultura russa e informazioni sui maggiori eventi culturali che riguardano la Russia.
Questo sito è protetto da reCAPTCHA. Sono applicate la Privacy Policy e i Termini di Servizio di Google.