Nella storia russa le rivolte contadine contro i grandi proprietari terrieri alias boiardi e, di conseguenza, contro imperatori e imperatrici sono state una costante. Ma la “Grande Storia” ne ricorda solo alcune, sia per la vastità del territorio che i ribelli sono riusciti ad occupare, sia per il pericolo reale che hanno rappresentato per il potere assoluto dello zar, nel senso che da sollevazioni del “popolino” (чёрнонародье) si sono trasformate in rivoluzioni socio-politiche.
Le due rivolte che più si avvicinarono a questa interpretazione scoppiarono a distanza di un secolo l’una dall’altra. La prima sollevazione contadina ebbe luogo nel 1670 ad opera di Stepan Razin, più conosciuto come Sten’ka Razin (Стенька Разин), un cosacco del Don, che è entrato nella storia politica e folklorica della Russia grazie a leggende e canti popolari che resistono fino ai nostri giorni ( cfr. la canzone “Iz-za ostrova na strezhen’” che figura nel repertorio di tutti i cantanti folk della Russia).
Nacque in un villaggio lungo il fiume Don, che un secolo dopo darà i natali anche a Pugaciov, e raggiunto il massimo grado di comandante cosacco (Ataman), attaccò gli avamposti delle truppe dello zar in direzione del Volga chiamando a raccolta tutte le popolazioni che incontrava sul suo cammino, arrivando fino alle città di Saratov, Samara, Astrakhan, Tsaritsyn (poi Stalingrado, oggi Volgograd ) e Bakù.
Pur non volendo spodestare lo zar, anzi volendo sconfiggere tutti i “corrotti” che, secondo lui, avevano tradito lo stesso imperatore, ben presto si trovò di fronte la flotta persiana del Caspio e le guarnigioni fedeli allo zar Aleksej Mikhailovich, e per lui non ci fu più scampo. Sten’ka Razin venne consegnato alle autorità russe insieme al fratello Frolka e giustiziato sulla Piazza Bolotnaja con il sistema dello squartamento. Frolka Razin, testimone della terribile fine del fratello, chiese ed ottenne di essere decapitato.
Esattamente 240 anni fa, nel 1773, iniziava invece l’epopea di Emeljan Pugaciov (Емельян Пугачёв ), anche lui cosacco del Don, anche lui nato nello stesso villaggio di Sten’ka Razin, situato nella regione di Volgograd. Tuttavia a differenza del suo predecessore, Pugaciov aveva sfruttato le voci che l’imperatore Pietro III fosse ancora vivo. Per cui, come un’altra ventina di impostori, si fece passare per lo zar fatto assassinare (si dice) da Caterina II.
A soli 14 anni era stato arruolato nell’esercito imperiale e si era distinto nella guerra russo-turca. Successivamente si era aggregato ad un gruppo di disertori e nell’autunno del 1673 si era messo alla testa di un manipolo di 60 cosacchi, calmucchi e tatari, e aveva iniziato la sua campagna militare autoproclamandosi ufficialmente “Pietro III redivivo”.
La sua “armata Brancaleone” si andò ingrossando sempre di più grazie all’afflusso di molte popolazioni locali, fino a quando Pugaciov cinse d’assedio l’importante guarnigione di Orenburg, che però resistette agli assalti dei contadini in rivolta.
Resasi conto della minaccia reale che Pugaciov-Pietro III rappresentava per l’intero Impero russo, Caterina II affidò il compito di domare la rivolta al maresciallo Bibikov, che si mosse con due armate per liberare Orenburg dall’assedio e poi per dare la caccia a Pugaciov.
Grazie anche al contributo del Principe Potiomkin, amante (uno dei tanti) dell’imperatrice, e dell’allora giovane ufficiale Aleksandr Suvorov, futuro Feldmaresciallo, Principe d’Italia e conte del Sacro Romano Impero, le truppe zariste riuscirono a catturare Emeljan Pugaciov e a condurlo a Mosca dove venne giustiziato all’inizio del 1775 sulla famigerata piazza Bolotnaja (Болотная площадь) insieme al suo braccio destro Perfilyev. I due rivoltosi vennero prima decapitati e poi squartati. Fu l’ultima volta che in Russia i condannati a morte vennero sottoposti a questo supplizio.
Da allora – si fa per dire – la condanna a morte venne eseguita mediante fucilazione.
Questa la storia vera. Se poi vogliamo leggere una delle storie più appassionanti (e un po’ romanzate) sulla vita di Pugaciov, non possiamo perderci la stupenda novella di Aleksandr Pushkin “La Figlia del Capitano” (“Капитанская дочка»).
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