Nikolaj Gogol scrive questa “novella dell’assurdo” all’inizio degli anni ’30 dell’Ottocento, quando aveva 27 anni, e nel 1835 la propone alla rivista “L’Osservatore Moscovita”(Московский наблюдатель) che però la rifiuta considerandola “brutta e triviale”. Al contrario Aleksandr Pushkin, dopo averla letta, la consiglia a “Il Contemporaneo” (Современник) che la pubblica l’anno successivo.
Gogol ci racconta che la mattina del 25 marzo di un anno qualsiasi il barbiere Ivan Yakovlevich trova nel panino preparato dalla moglie un “naso” che riconosce subito essere quello del signor Kovaliòv, suo cliente. Costui è un burocrate, assessore di collegio, che per darsi delle arie si fa chiamare “maggiore”. Il povero barbiere cerca di sbarazzarsi del naso gettandolo nella Nevà, ma viene fermato da una guardia.
Nel frattempo il maggiore Kovaliov resosi conto di essere rimasto senza naso si avvia verso il distretto di polizia per denunciare il “furto”, ma sul Nevskij Prospekt incontra il suo naso che passeggia avvolto in una uniforme dorata e con un cappello di piume. Il naso entra nella Cattedrale di Kazan (Казанский собор) e successivamente sale su una carrozza. Kovaliòv lo rincorre, nascondendosi la faccia con un fazzoletto per coprire la menomazione. Cerca di convincerlo a tornare al suo posto, ma il naso ormai ha una vita propria e non vi rinuncia. Kovaliòv lo perde di vista, allora per recuperarlo si rivolge sia al commissariato di polizia che con un annuncio sul giornale. Mentre se ne sta a casa sconsolato arriva la guardia che aveva bloccato il barbiere e gli riconsegna il naso che però non si riattacca più neppure con l’intervento di un dottore.
A questo punto tutta la città comincia a parlare del naso del maggiore Kovaliòv e molti giurano di averlo visto in vari punti di Pietroburgo, raccontando le peripezie più inverosimili che ognuno si può immaginare. Dopo alcuni giorni ( era la mattina del 7 aprile ) improvvisamente il maggiore, alzandosi e specchiandosi, si ritrova il naso al posto suo, e tutto ritorna come prima: Kovaliov riceve a casa Ivan Yakovlevich che come sempre gli fa la barba e – scrive Gogol – il naso, “come se niente fosse, se ne stava sulla faccia del maggiore non dando la minima impressione di essersene mai allontanato”.
In questo grottesco racconto lo scrittore, come ci dice il nostro Andrea Camilleri, con occhio ironico e contemporaneo mette a nudo le ingiustizie, i soprusi, il servilismo e i rituali vanitosi di una piccola borghesia grassa, ignorante e presuntuosa. Nel 1928 il grande compositore Dmitrj Shostakovich ha composto la musica per l’omonimo balletto.
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